Chi sono

La mia attività di editor è cominciata quasi per caso. Quando la gente mi chiede se ho frequentato dei corsi specifici (e rispondo di no), mi rendo davvero conto di quanto in realtà io sia stato fortunato a entrare direttamente nel campo, gettandomi nella mischia senza alcun tipo di formazione, ma con un bravo maestro che, negli anni, mi ha trasmesso la sua passione e la sua professionalità. Sto parlando di Alessandro Zardetto, oggi giornalista de Il Fatto Quotidiano e editor di Paper First, all’epoca editor di Chiarelettere. Ho cominciato aiutando lui. Nello specifico, la prima volta mi chiese di sbobinare un’intervista. L’intervista era in casertano stretto. E questo fu il mio primo vero scoglio. Ma andò bene e mi chiese di sistemare la sbobinatura per tirarne fuori una bozza su cui poi lui avrebbe lavorato. Da quel momento ho iniziato a collaborare con Alessandro sempre più spesso. Tra i lavori che ricordo con maggiore piacere ci sono Nome in codice Siegfried, di Adriano Monti (il mio primo, vero editing), Ho visto cose di Alberto Pierobon e Morte di un presidente di Paolo Cucchiarelli.
Con il passare del tempo sono diventato autonomo e al momento di entrare nella redazione del Fatto, Alessandro ha fatto in modo di mettermi in contatto con Vincenzo Ostuni, editor di Ponte alle Grazie, lasciandomi quello che prima era il suo “posto”. Con Ponte alle Grazie è iniziata una fruttuosa collaborazione, che mi ha portato a lavorare con alcuni tra i migliori giornalisti d’inchiesta italiani, come il già citato Paolo Cucchiarelli, Nicola Biondo, Marco Canestrari, Marcello Altamura.
Contestualmente alla collaborazione con Ponte alle Grazie, ho iniziato a fornire servizi di editing anche a privati. Persone con in mano un libro, desiderose di lanciarsi nel mondo dell’editoria con un prodotto valido o semplicemente di avere un qualcosa da poter far leggere un giorno ai propri nipoti (il riferimento non è a caso: mi capita spesso di editare biografie di persone avanti negli anni che decidono di affidare alla carta le loro memorie di una vita). Ovviamente è sempre mia premura – in questi casi – specificare ai miei clienti che lavorare con me non prevede automaticamente la certezza di una pubblicazione. Fin ora sembrano averlo capito tutti e nessuno è mai rimasto scontento.
Lentamente la voce si è sparsa, complice anche un uso dei social mirato, e le richieste di editing sono aumentate, fino a farmi pensare di cominciare a fare sul serio, regolamentando il mio lavoro secondo schemi precisi con l’obiettivo di offrire sempre un servizio di alta qualità.
Nel frattempo, entrando in contatto con una mole tale di libri, storie e persone, mi è capitato di imbattermi in progetti che – per un motivo o per un altro – mi hanno colpito. In questi casi si è istaurato tra me e l’autore/autrice un rapporto differente. E così mi sono ritrovato a fare anche l’agente letterario. I numerosi contatti con grandi e piccole case editrici o con professionisti del settore mi hanno permesso di fare da tramite tra un’opera e qualcuno disposto a pubblicarla, scansando sempre i farabutti del settore (che sono molti) e puntando a case editrici di comprovata serietà. In questo caso, è necessario istaurare un rapporto di fiducia reciproco con l’autore/autrice ed è per questo che quello di agente non è un servizio che offro a tutti, secondo uno schema preciso come per l’editing, ma in base a valutazioni assolutamente personali.
Ad ogni modo, qualunque sia il rapporto professionale che mi lega a un libro, l’obiettivo è sempre e soltanto uno: soddisfare le necessità di chi scrive, nel rispetto del suo stile, del suo progetto e con l’intento di rendere invisibile il mio intervento.